In Olanda non si celebra molto il 25 dicembre e la figura principale portatrice di regali non è Babbo Natale, ma Sinterklaas e i suoi aiutanti.
Di loro si era già parlato un paio di anni fa, nell’articolo di Aria a proposito; la sostanza non cambia: i bambini attendono l’arrivo di un signore con la barba bianca e dei regali che questo porta. Ma mentre il vecchio Babbo riesce a far tutto in una notte (molto probabilmente è tutto merito delle renne, pensavo da bambino), Sinterklaas arriva via mare in Olanda, circa tre settimane prima del 5 dicembre, assieme ai suoi aiutanti su di una grossa barca. I bambini sanno che da quel giorno possono mettere le calze appese, in attesa di trovarci dentro dei dolciumi e piccoli regali, consegnati dai piccoli aiutanti.
Ma da qualche anno a novembre, quando fa buio presto e l’aria odora di zenzero, ritorna un dibattito che mette in discussione uno dei simboli dell’infanzia olandesi.
Gli aiutanti di Sinterklaas, gli Zwarte Piet, letteralmente “Pietro Nero”, stanno infatti creando qualche grattacapo ai tradizionalisti. Questi giovani e instancabili collaboratori, nella storia e in tutte le rappresentazioni, sotto il colorato copricapo che indossano, hanno per tradizione capelli ricci e neri, sono rigorosamente di pelle nera e portano vistosi orecchini. Il problema è chiaro: ricordano troppo dei, seppur felici, schiavi.
Quest’anno, tutto è cominciato il 4 ottobre per mano e bocca di 21 cittadini di Amsterdam che hanno protestato ufficialmente contro l'”intocht“, la cerimonia di arrivo della nave di Sinterklaas e ciurma organizzata nella capitale (come in tutte le maggiori città olandesi). Il comune ha quindi messo attorno ad un tavolo coloro che protestavano contro la natura razzista della figura di Zwarte Piet, assieme agli organizzatori della cerimonia. La discussione in sé non ha avuto esiti rivoluzionari, ma è stato il momento in cui, tramite le riprese della tv AT5 la diatriba ha raggiunto il grande pubblico.
La questione non si è fermata nei salotti, casalinghi e televisivi, olandesi, ma è stata presa in grande considerazione addirittura dalle Nazioni Unite.
Mentre ad Amsterdam un giudice ha deciso di non accettare le richieste di coloro che protestavano, ammettendo la manifestazione poiché non sussistevano problemi di ordine pubblico, dalle Nazioni Unite a New York è arrivato il consiglio di rivedere i particolari della storia che richiamano la schiavitù, soprattutto considerato il livello di civiltà e la difesa della libertà che caratterizzano l’Olanda di oggi.
Molte le ipotesi e le soluzioni proposte dai vari organizzatori per mettere d’accordo tradizione e rispetto: qualcuno ha proposto dei Piet di tutti i colori, a Schiphol sembra che saranno bianchi con solo dei pois neri sul volto, mentre in alcuni posti i capelli non erano ricci, e in molte città sono stati tralasciati gli orecchini.
Molti sono anche coloro che non vogliono sentirne parlare di cambiare, come nel caso della Pietitie (crasi di Piet e Petitie), petizione che ha superato in pochissimo tempo il milione di adesioni, divenendo la pagina Facebook con la crescita più veloce vista finora in Olanda.
Personalmente non so bene cosa pensare e quale sarebbe la migliore soluzione. Da un lato penso che la storia non cambierebbe se i Piet fossero di diverso colore, quindi perché non togliere ogni possibile simbolo di schiavitù? Dall’altro ritengo che non sia la storia di Sinterklaas a fare dell’Olanda un Paese più o meno civile.
Di sicuro mi ha piacevolmente colpito il fatto che siano bastate 21 persone per portare all’attenzione di media ed enti internazionali una questione; la questione non è di per sé così importante, ma ritengo sia comunque una buona prova di democrazia.
Alla fine, durante lo scorso weekend, quando la nave è arrivata, non si sono registrati i temuti scontri: qualche centinaio di anti Zwarte si sono fatti sentire sabato, mentre domenica, durante la cerimonia, non sono stati in grado di rovinare la festa, forse anche a causa del livello di guardia innalzato dalla polizia o forse perché l’arrivo di Sint è soprattutto una festa per i bambini, che difficilmente avrebbero capito le ragioni della protesta.
|Ste|