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crisi, treni e festa

Giorni di confusione e festa in Olanda, in attesa della primavera che, fattasi vedere per un paio di settimane a fine marzo, è poi scomparsa senza lasciare traccia.

Giorni di confusione per i treni e per la politica, nella solitamente ordinata Olanda. Dieci giorni fa, mentre io e Aria eravamo a Parigi, si sono scontrati due treni tra Amsterdam Centraal e Amsterdam Sloterdijk. Un intercity contro uno sprinter, nel pomeriggio: un morto e più di 130 feriti. Il bilancio poteva essere decisamente peggiore, ma quello che più è pericoloso è la perdita di fiducia in un mezzo che qui funziona benissimo ed è molto spesso la soluzione scelta da moltissimi pendolari per recarsi al lavoro. Secondo qualche olandese con cui ho parlato, gli incidenti non sono un evento così raro (2-3 l’anno, perlopiù senza vittime), soprattutto da quando la gestione della rete non è più in mano alla sola NS. Nederlandse Spoorwegen ha ora in gestione solamente i treni e le stazioni, mentre le infrastrutture della rete ferroviaria e, di conseguenza, la sicurezza sono mansioni che spettano a Pro Rail. Col solito pragmatismo olandese, ma non nego di avere la stessa curiosità, tutti si chiedono come nel 2012 un treno possa ancora passare con il semaforo rosso. Dall’inchiesta è emerso infatti che tutto ha funzionato alla perfezione nella gestione degli scambi, l’errore è stato assolutamente umano! ProRail ora promette che dal 2015 tutti i treni saranno dotati di un dispositivo che frena la marcia del treno automaticamente in caso non fosse il macchinista a frenare in corrispondenza di un semaforo rosso. Staremo a vedere.

Altro punto dolente di questa (mancata) primavera olandese è la questione politica. Lo xenofobo ossigenato, Geert Wilders (PvV), leader del partito simil-Lega Nord col nome uguale al PdL che dava appoggio esterno al governo da un anno e mezzo, ha di punto in bianco staccato la spina al premier Rutte (VVD). Lo ha fatto quando si è trattato di passare dalle parole ai fatti con i tagli imposti dalla comunità europea, come se non avessero avuto il tempo di discuterne durante questa collaborazione, protrattasi per un anno e mezzo. Wilders ora non ci sta più, dice che i tagli sono contro i “vecchi” olandesi, soprattutto perché vanno a toccare l’età pensionabile e la pensione. Dice che l’Europa chiede troppo e che l’Olanda dovrebbe uscirne sia politicamente che monetariamente. Già, ma non fa i conti con il ruolo che i Paesi Bassi hanno sempre avuto nella richiesta di rigore per i paesi membri. Un atteggiamento da prima della classe che ora, a crisi più che conclamata, ritorna decisamente scomodo nel chiedere sconti all’Europa.
Cinque elezioni politiche negli ultimi dieci anni sono decisamente troppe e l’andazzo non può che migliorare a questo punto. C’è da dire però che l’incertezza su cosa fare nell’immediato è durata pochissimo (trascinando in basso, anche se per poco, l’AEX): due giorni più tardi l’accordo sui tagli per portare il rapporto deficit/pil sotto la soglia del 3% nel 2013 era saltato fuori, con la collaborazione di diversi partiti della minoranza (i verdi di sinistra, i liberal democratici e l’unione cristiana) e nuove elezioni fissate al 5 o al 12 settembre.
Anche qui vedremo che succederà, ora Wilders dovrà spiegare ai suoi elettori quale sia il piano malefico che lo ha portato a cambiare idea sui tagli, con conseguente caduta del governo. E gli olandesi, anche quelli (per fortuna tantissimi) che non lo votano, sanno che il tipo ha già studiato un modo per riuscire a portare a casa ancora più voti di prima. Sembra che l’intenzione principale dell’ossigenato sia quella di trasformare le prossime elezioni politiche in un referendum pro o contro l’Euro e l’Europa.

Basito e insospettito. Così mi hanno lasciato le condizioni meteo dell’ultimo weekend poiché, dopo quasi un mese di nuvole grigie e pesanti con temperature tra 8 e 12 gradi, il cielo si è aperto improvvisamente per la Festa della Regina. Dicono che quel giorno non piova mai qui in Olanda ed in effetti negli ultimi tre anni non ricordo pesanti acquazzoni il 30 aprile, ma gli avvenimenti di quest’anno sono stati incredibili. 21°C e un sole caldo a rendere ancora più vivace il manto arancione che ricopre le vie della capitale e di moltissime altre città olandesi. Arrivata la sera del 30, appena sono terminate le celebrazioni, il cielo è tornato a coprirsi e la pioggia a cadere copiosa.
Incredibile fortuna? Manipolazione meteorologica? Protezione divina? Energie positive?
Ho reso partecipi tutti della mia incredulità di fronte a questo evento e le risposte che ho avuto sono state le più varie.
I “complottisti“, che ritengono l’evento troppo contro natura: sarebbe stata messa in atto una manipolazione meteorologica con mezzi artificiali, quali il rilascio di sostanze chimiche (capaci di vaporizzare le nuvole per lasciar posto al sole) da appositi aerei. Il governo olandese ha ritenuto improponibile, in tempo di crisi, dover incassare i bassi introiti che una giornata piovosa avrebbe portato.
I più religiosi vedono la regina in contatto quasi diretto con l’Altissimo, grazie al figlio Friso che giace in stato vegetativo da qualche mese, più vicino all’aldilà che alla vita terrena.
I romantici sostengono che la voglia di festeggiare di sedici milioni di persone abbia potuto creare un accumulo di energie positive tale da influenzare la pressione e, di conseguenza, il meteo.

Queen's day 2012

A vedere come gli olandesi, ai quali si aggiungono sempre più spesso persone provenienti da tutta Europa, festeggiano questa giornata, ritengo la terza opzione piuttosto interessante. Sarà anche per la ferma convinzione con cui Ferru esponeva, quasi scientificamente, quella tesi.

Anche se gli aerei..

|Ste|

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mucche felici e angeli al cellulare

Oggi mi reco per 48 ore a Monfalcone per il matrimonio di mio cugino Davide con Stefania, una visita lampo dovuta soprattutto ai pochissimi giorni di ferie rimasti. Sarò di ritorno già domenica mattina, ma chissà poi se avrò tempo e voglia di scrivere un post, visto l’inizio di una nuova settimana lavorativa. Ho pensato quindi di lasciarvi con non una ma due curiosità olandesi che ho scoperto negli ultimi tempi.

La prima non è tradizione olandese e forse qualche italiano più campagnolo lo avrà visto già in Italia, ma per me è una novità: il giorno delle mucche liberate. Ogni anno, all’inizio di Aprile, vengono infatti aperte le porte delle stalle per la stagione primavera – estate. Non è una sfilata di moda per bovini ma quasi, infatti le vacche da latte escono dalle stalle dove hanno passato tutto l’inverno in spazi angusti, per pascolare negli enormi prati olandesi e..sono straordinariamente felici. Questo è ciò che si vede partecipando a uno degli eventi proposti da Campina, nota marca di prodotti caseari olandese, che organizza questi avvenimenti in tutto il territorio. Basta inserire il proprio codice di avviamento postale per scoprire dove si trova il fattore convenzionato più vicino. È una gioia soprattutto per i bambini, ma scommetto che piace anche agli adulti vedere una mucca (650-700 kg) saltare come un cane al rincasare del padrone. Quest’anno non ce l’ho fatta perché il giorno in questione si teneva il lunedì dell’angelo, giorno in cui abbiamo preferito organizzare un pranzo tra amici. Il video che segue è tratto dall’ultima edizione, ma su youtube sono tantissimi i video sulle koeiendans, “ballo delle mucche” nei vari anni.

Se non vi ho stupito abbastanza, sentite anche questa. Nella città di ‘s Hertogenbosch (un nome così strano che le hanno dato un nomignolo alternativo, Den Bosch), hanno da poco ultimato la ristrutturazione della chiesa di San Giovanni, una delle cattedrali più importanti d’Olanda. La cattedrale risale al 1220, ma dal 2011 ha trovato casa sulla sommità della struttura un angelo al cellulare, in mezzo ad altre 29 statue molto più comuni. L’angelo in questione si presenta con moderni pantaloni e un grosso telefono mobile all’orecchio che non è messo a caso, visto che chiamando dall’Olanda il numero 0900-7468526 si può parlare con Little Angel! E non manca nemmeno su twitter con il nick @ut_engelke.La statua è stata messa lì per iniziativa di una coppia locale, le chiamate costano 80 centesimi al minuto e il ricavato va ai fondi per il restauro della cattedrale stessa. Al numero corrisponde una linea telefonica di ascolto, né più né meno di quello che ci si aspetterebbe telefonando ad un angelo!

angelo con cellulare

|Ste|

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berto e il disgelo

Ne avevo parlato nel mio precedente articolo, e mai come stavolta le previsioni si sono avverate.
Non si è tenuto infatti l’Elfstedentocht, ci siamo andati molto vicino ma ad un certo punto, quando lo spessore del ghiaccio sui canali che compongono il percorso aveva raggiunto 11-13  centimetri, quindi ben vicino ai 15 richiesti, c’è stato un giorno in cui ha nevicato abbondantemente ed il giorno seguente i giornali hanno dato all’unisono la triste notizia: nemmeno quest’anno si sarebbe tenuta la corsa.

Berto

Io l’ho presa bene: niente “festona” a Leeuwarden ma gran pupazzo di neve sul terrazzo! Ad essere sincero, non so se fosse per la neve troppo farinosa o per la mia scarsa dimestichezza coi pupazzi di neve viste le poche occasioni, fatto sta che la forma tradizionale dei pupazzi da cartolina era impossibile da fare, soprattutto a -10°C mentre Aria e Ferru mi guardavano divertiti ma seduti in poltrona al calduccio.
Così è venuto fuori Berto, pupazzo panciuto col cappellino di lana che vedete in foto.

Gli olandesi invece, che avevano risposto subito alla “chiamata ai pattini”, non si sono dati per vinti e si sono riversati scorrazzanti sugli innumerevoli corsi d’acqua ghiacciati, usandoli a loro piacimento.
Le ultime due settimane hanno visto il meno davanti alle temperature minime e massime, con un picco di -17°C dieci giorni fa, quindi la neve caduta non si è sciolta e i canali sono diventati delle vie tra le vie. Le collinette dei parchi cittadini sono state quindi reinterpretate come discese per slitte e i canali si son trasformati in piste di pattinaggio.

canale di Amsterdam

Durante i giorni sotto zero il sole non ha quasi mai smesso di illuminarci poiché il cielo era sempre libero da nubi. E non era raro vedere, dal finestrino del treno, carovane di pattinatori che scivolavano in fila indiana a gruppetti sullo Spaarne, il fiume di Haarlem. È stato affascinante vedere quel tratto d’acqua dolce, largo in quel punto 80 metri, completamente trasformato in una lastra di ghiaccio capace di tenere su di sé parecchie persone.

Altra atmosfera ma stesso fascino hanno suscitato in me i canali di Amsterdam ghiacciati. Soprattutto il Prinsengracht, mi sono infatti concesso una camminata assieme a Jacopo sulle acque del signorile canale che abbraccia il centro della città. Il canale era diventato una via vera e propria. Ora erano le case galleggianti del canale ad affacciarsi sulla fredda strada creatasi sull’acqua. E tutte queste case erano illuminate e spesso piene di gente in clima festante.  Qualche abitante con spirito imprenditoriale più spiccato rispetto ai vicini, aveva esposto il cartello “vendesi cioccolata – 1.50 €“. Mica poco, ma con quel freddo e senza scendere dai pattini non credo ci fossero alternative migliori.

Prinsengracht, falò

Io e Jacopo ci muovevamo stando attenti a non camminare troppo vicini l’uno all’altro per paura di sollecitare troppo lo strato di ghiaccio, essendo due abbondanti pesi massimi, ma gli olandesi vedevano quella lastra come una vera e propria strada, con tanto di ragazzini che usavano la mazza da hockey per colpire l’apposito dischetto. Uno contro uno, come da noi si gioca a calcio in campetto o per le strade (dove il traffico permette ancora di farlo). E, paradosso immancabile, gli abitanti della via di ghiaccio avevano acceso un falò in un cestino di metallo staccato con soli 10 centimetri di legno dall’acqua solidificata sottostante. Attorno abbiamo anche notato una preoccupante pozzanghera, proprio dove le braci cadevano dopo essersi staccate scoppiettando dal tronco in fiamme. Con molta probabilità siamo stati maliziosi, ma abbiamo visto in quel fuoco una trappola e ci siamo immaginati un pattinatore infreddolito che si avvicina per scaldarsi le mani ma che cade in acqua assieme al cestino rovente, a causa del ghiaccio assottigliato dal calore. Scherzone. La foto a lato – non della migliore qualità, a causa della scarsissima luce – può descrivere meglio l’atmosfera del momento (e pure la pozza attorno al falò!).

Le giornate si stanno sensibilmente allungando, la temperatura è oramai sopra i 4° C da almeno quattro giorni, la pioggia ha spazzato via la neve e Berto si è ridotto a due monetine da cinque centesimi sul tappeto verde che ricopre il terrazzo. L’inverno vero, quello cattivo, è durato poco ma è stato intenso e per qualche settimana non ho sentito la mancanza delle montagne friulane.

Però prossimo anno voglio anch’io i pattini.

|Ste|

manifesto delle ferrovie olandesi di molti anni fa. Dice "Anche in inverno sui binari! Viaggio veloce, sicuro, conveniente e..riscaldato!"

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fuori i pattini!

Dopo due inverni al nord, il terzo è in pieno svolgimento.
Dopo due inverni di neve e ghiaccio, questo sembrava essere il più mite della storia, fino a domenica. Da sabato notte si è alzato un vento gelido che ha portato le temperature sotto lo zero in poche ore. Domenica pomeriggio sono riuscito a fare la oramai consueta corsetta in bici fino a Zandvoort ma in certi momenti, quando il vento soffiava contrario a noi, sembrava di essere su una pista da sci, non fosse stato per il mare che si intravedeva alla nostra sinistra, immerso nel buio.

Lunedì mattina ci siamo svegliati con la neve. Pochi centimetri hanno coperto ogni cosa ma, al momento di uscire di casa, ne rimaneva traccia solo sui tetti. Quella poca neve è rimasta lì fino ad ora, ed è destinata a rimanervi dal momento che almeno per 7 – 10 giorni non si prevedono temperature sopra lo zero, nemmeno a mezzodì.

Oltre al freddo clamoroso che si riesce a provare pedalando, camminando o anche solo respirando in città, mi sono subito preoccupato dei treni, che sono solitamente i primi ad avere dei problemi in caso di neve e ghiaccio. Invece no, tutto procede tranquillo al momento, tanto che sui giornali si parla sì dei 300 km di code in autostrada del lunedì mattina, ma anche e soprattutto di tirar fuori i pattini!

Come in ogni vignetta che rappresenti uno scorcio di vita olandese in inverno, infatti, gli spilungoni si dilettano a sfrecciare sulle spesse lastre ghiacciate che ricoprono l’acqua dei canali appena possono. Per ognuno dei canali di Amsterdam, almeno per quelli del centro, esiste un “mastro ghiacciaio” che ha il compito di verificare lo spessore dello strato di ghiaccio, tramite carotaggio, per garantirne la “pattinabilità” ai cittadini che gradiscono farsi quattro piroette sulle lame affilate.

la, curiosa, bandiera della Frisia

Non contenti di una pattinata nel canale del quartiere gli olandesi hanno ben pensato di organizzare una gara seria. Dal 1909 esiste, infatti, la tradizione dell’Elfstedentocht (il giro delle undici città). È una corsa sui pattini da ghiaccio in Friesland, regione a nordest con una curiosissima bandiera, che potete ammirare a sinistra. Si corre ogni qualvolta tutti i canali che collegano le 11 città di Leexuwarden, Sneek, IJIst, Sloten, Stavoren, Hindeloopen, Workum, Bolsward, Harlingen, Franeker, Dokkum raggiungano uno spessore di almeno 15 cm su tutto il percorso, di 200 chilometri. Se ogni mastro ghiacciaio dà l’ok per il tratto di sua competenza, viene dato il via all’organizzazione della gara, al grido di “it giet oan!“, che in lingua frisona significa qualcosa tipo “si può fare!”.
L’evento, avvenuto l’ultima volta nel 1997 e prima nel 1986 (la pausa più lunga tra le edizioni del 1963 e del 1985), conta in media 15.000 partecipanti ed è una festa per tutta la nazione, oltre che per la Frisia.

Non credo che il 2012 sarà l’anno giusto per questo evento, ma se dovesse capitare saremo a festeggiare tra i frisoni a Leeuwaarden, visto che la nostra preparazione atletica non ci permetterebbe di pattinare per 200km.
Questo non vuol dire che non pattineremo nelle terre olandesi, visto che Aria vorrebbe imparare e io vorrei mettere a frutto gli anni di pattinaggio artistico fatti da bambino, ma opteremo per delle ruote e, soprattutto, per una temperatura più gradevole.

|Ste|

qui sotto il giornale di oggi, in copertina la frase magica che potrebbe arrivare dalla Frisia, It giet oan!

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turisti e coffeeshop

Fino ad oggi l’argomento marijuana non era stato affrontato su questo blog, per non rafforzare ulteriormente il binomio erba – Olanda. Ma visto che negli ultimi tempi ho sia letto che sentito molte notizie (si veda, per esempio, l’articolo apparso su repubblica.it), riguardo le future restrizioni dei coffeeshop per i non residenti, ecco gli aggiornamenti dal nostro avamposto.

Nella capitale dei Paesi Bassi si è respirata sempre, almeno dagli anni ’70, un’atmosfera di libertà mista a trasgressione, grazie a coffeeshop e quartieri a luci rosse: due soluzioni a questioni che hanno interessato e coinvolto molte generazioni.
Il proibizionismo e la lotta contro la prostituzione hanno trovano un’isola di pace nel paese dei tulipani: nelle vetrine di determinati quartieri, nella capitale e non, illuminate da neon rossi fanno mostra di sé giovani (ma non solo) prostitute. È il lavoro più antico del mondo ma qui viene fatto a regola d’arte: controlli sanitari, protezione da aggressioni e tasse come per i professionisti di più canonici settori.
Allo stesso modo sono tipici dei Paesi Bassi i coffeeshop, bar che non servono alcolici ma succhi di frutta ed erba di ottima qualità, oppure hashish d’importazione per tutti i gusti.
Ci sono però regole anche qui: non è permesso l’accesso ai minorenni e non deve trovarsi all’interno dell’edificio più di mezzo chilogrammo di “prodotto”. Tenere in piedi questa tradizione, che ha le sue origini nel 1972 quando venne tollerata la presenza del primo coffeeshop (il Mellow Yellow), non è facile soprattutto dal momento che i Paesi Bassi devono tener conto dei pareri della Comunità Europea. E, come è ben noto, la legalizzazione delle droghe leggere non ha finora trovato terreno fertile in molti stati (nemmeno in Olanda la marijuana è legale, ma il possesso per uso personale e la vendita con licenza sono depenalizzati).
Quindi sono iniziate le leggi per mantenere la sostanza, ma per dare un ritocco alla forma.
Qualche anno fa, quando la legge contro il tabacco iniziò ad essere ratificata dai vari stati europei tra cui l’Olanda, sembrava che moltissimi coffeeshop sarebbero stati chiusi, poiché nel decreto si specificava che nei locali pubblici “la zona riservata ai fumatori, ove presente, deve essere più piccola rispetto a quella per non fumatori”. Applicando alla lettera ciò, la maggior parte dei locali dove si vendono derivati della cannabis sarebbe stata chiusa perché spesso questi esercizi sono talmente piccoli da non permettere la divisione in due parti. È conseguentemente iniziata la corsa al “rinnovo locali”, e molti gestori di coffeeshop si sono dati da fare per creare stanze fumatori e ambienti tobacco-free. I più “furbi” non hanno adeguato di molto i locali e hanno atteso il passare di qualche mese, fino a che i controlli si sono ridotti e si è ritornato a fumare in tutti il locali senza troppe distinzioni.
Anche perché, ironia della sorte (o ironia dell’Olanda), la legge contro il fumo è stata interpretata da qualche vispo membro del governo. Me lo sono sempre immaginato chino sui libri alla ricerca di un cavillo finché…EUREKA! La legge parla di “tabacco”, quindi basta fumare senza tabacco! L’idea non era male, ma non deve aver preso troppo piede poiché fumarsi una canna di succosa erba olandese senza nemmeno mischiarla con del tabacco è un’esperienza che può sfiorare il mistico; soprattutto per i turisti “al primo tiro”, ma anche per quelli un po’ più navigati, non dev’essere una passeggiata.
L’alternativa agli spinelli “puri” è costituita da un sostituto del tabacco fornito dal locale gratuitamente e consiste in rametti e foglie di altre piante. Qualcuno sostiene che siano derivati della pianta maschile della marijuana (la quale contiene percentuali bassissime di principio attivo), fatto sta che sembra di fumare del tè e quindi praticamente nessuno lo usa. Alla fine questa legge ha portato solo qualche depuratore d’aria in più nei locali e l’invito a nascondere i pacchetti di sigarette come se fossero queste ad essere divenute illegali.
Un’altra legge che ha fatto qualche vittima tra i proprietari di licenza è quella che impone una zona franca attorno alle scuole, 300 metri di raggio dentro cui non possono stare i coffeeshop. Chi era più vicino si è spostato, oppure ha chiuso.

Con il numero dei coffeeshop dimezzato rispetto a qualche anno fa, vuoi per l’intervento dell’Europa, vuoi per mano di questo o quel partito, non ha però accennato a diminuire il flusso turistico di giovani ragazzi (soprattutto italiani e spagnoli) che arrivano in branchi e si dividono tra vetrine e canapai non risparmiandosi in schiamazzi che nei loro paesi d’origine sono la norma, mentre qui risaltano molto poiché in contrasto con il quieto rispetto che vige nei luoghi pubblici olandesi.
Da quando, negli anni ’90, i turisti hanno cominciato ad arrivare in massa ad Amsterdam, i cittadini della capitale convivono con questi chiassosi sciami umani in tenuta e spirito da vacanza. Qualcuno si dev’essere stufato, oppure sono tutte decisioni prese dall’alto, non so.
Qualcuno mi ha detto che dev’essere una conseguenza del fatto che i canali del centro di Amsterdam sono diventati patrimonio dell’Unesco e ora il comune intenda dare il benvenuto a certi turisti più che ad altri. Fatto sta che è in arrivo la nuova legge sui coffeeshop olandesi: i locali diventano club con un massimo di 2000 iscritti ciascuno. Per ottenere la tessera (il nome sarà wietpas, letteralmente “il pass per l’erba”), bisogna dimostrare di risiedere sul territorio olandese. Senza tessera non si entra.
A Maastricht la sperimentazione è già iniziata da qualche mese.
Toccherà da maggio 2012 (sebbene data prevista fosse 1.1.12) alle province di Noord Brabant, Limburg e Zeeland.
Da gennaio 2013, salvo rinvii e se la sperimentazione avrà dato esito positivo, la legge sarà estesa a tutto il paese.

Cosa succederà poi è tutto da vedere, di sicuro sono già in molti a protestare. Non sono solo i rivenditori di droghe leggere a temere di vedere decimati gli introiti, ma anche tutto il settore turistico che vedrebbe un crollo sostanzioso dei clienti, visto che anche i quartieri a luci rosse sono stati già ridimensionati negli ultimi anni. Le previsioni, a livello economico, sono abbastanza funeste. Il guadagno nell’immagine dell’Olanda nel mondo forse avrà qualche miglioramento presso i benpensanti, ma le casse dello Stato subiranno un danno non da poco e, soprattutto in tempi di crisi, non si pensa col cuore ma col portafogli.
Vedremo che succederà. Per quel che riguarda Amsterdam..finché non vedo non credo.

|Ste|

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Sinterklaas en Zwarte Piet

Nonostante la permanenza ufficiale dell’autunno, già da un paio di settimane stiamo sperimentando il clima e le temperature invernali. Da diverse mattine vedo la brina posata ovunque, mentre vado in stazione e durante il tragitto in treno; purtroppo per un paio di giorni alla brina si è aggiunta la nebbia, quindi sembrava di stare in mezzo al nulla. Non vi dico con quale spirito brioso mi sono recata al lavoro in quei giorni! 

Credo che in quasi tutti i paesi nordici del mondo -ma è una supposizione-, dove le stagioni fredde non permettono ai bambini (e neanche agli adulti) di stare troppo all’aria aperta, ci siano delle tradizioni che rendano più piacevole stare a casa, in famiglia. Natale a parte, mi riferisco all’italiano San Nicolò e all’olandese Sinterklaas.
Le origini del santo sembrano le stesse sia in Italia che in Olanda: un educatore/sacerdote particolarmente vicino ai bambini ed agli adolescenti nullatenenti. Secondo alcune credenze popolari, il Santo avrebbe guarito dei giovani ed avrebbe fornito le doti a giovani e povere nubili al fine di sposarsi.

Zwarte Piet & Sinterklaas

Dal XIX secolo la festa di Sinterklaas ha le sembianze attuali: nella notte tra il 5 e il 6 dicembre, pakjesavond (notte dei pacchetti), Sinterklaas si cala dal camino e lascia nelle scarpe dei bambini dolcetti e leccornie. Originariamente era aiutato solo da uno Zwarte Piet (Piet Nero), ma attualmente può contare su molti più aiutanti.
I dolci tipici sono tra i più vari: speculaas di tutti i tipi (biscotti, torte di pan pepato), lettere di cioccolato, pepernoten (biscottini di pan pepato), e chi più ne ha più ne metta.
Mi dicono che ci sia anche un dolce tradizionale per l’occasione, che viene preparato a casa; se è quello che ho assaggiato un paio di anni fa, è composto da uno strato di margarina e/o burro racchiuso tra due biscotti di pan pepato.

|Aria|

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La parata musical-floreale

Come è noto ai lettori più attenti (o agli appassionati dei fiori), in un fine settimana di aprile, Haarlem diventa il palcoscenico conclusivo del Bloemen Corso. Quest’anno si è svolto tra il 16 e il 17 aprile, con una modalità un po’ diversa rispetto a quella degli anni precedenti; il tema era Musical Parade.

Come sempre, i carri floreali partono dalla zona più ricca di fiori d’Olanda, esattamente da Noordwijk (40 km a sud-ovest di Haarlem), vengono caricati su degli enormi barconi, che, attraversando i vari canali fino allo Spaarne (il fiume principale di Haarlem), li portano fino alla città. Purtroppo anche quest’anno non sono riuscita a capire dove sbarcassero i carri, quindi non ho potuto vedere tutte le manovre necessarie per trasbordare questi enormi carri floreali.

Nelle scorse edizioni i carri si posizionavano lungo la via più centrale di Haarlem; in questo modo, con la strada bloccata al traffico, i visitatori potevano passeggiare per tutta la via guardando le profumatissime e straordinarie composizioni.
Per quest’anno è stato deciso che l’esposizione si tenesse in Grote Markt, una delle piazze centrali di Haarlem, già pedonale.

Nella tarda sera del sabato, durante la presentazione musicale della banda cittadina, i carri hanno iniziato a prendere posto in Grote Markt, in un recinto appositamente sistemato per permettere tutte le manovre necessarie.
Tutta la gente che circondava il recinto, ha accolto con applausi l’arrivo di ogni carro, in una nuvola di profumo e musica.

La domenica mattina siamo andati a vedere l’esposizione in Grote Markt. Era affollatissimo, dato che era anche una giornata soleggiata. I carri però erano pochi, meno di 10. Abbiamo cercato i carri mancanti nelle vie limitrofe, ma non ce ne erano. Solo nel pomeriggio mi sono accorta che ce n’era qualcuno su una delle sponde dello Spaarne. Ma era ormai tardi: si stavano preparando al ritorno.

|Aria|

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volkstuinpark

Finora li avevamo visti solo dal finestrino del treno, ma mai di persona. I giardini del popolo (volkstuinen significa letteralmente ciò), infatti, si trovano spesso vicini alla ferrovia.
Una domenica di settembre abbiamo deciso di dare loro un’occhiata un po’ più da vicino e ci siamo diretti al Volkstuinpark che si trova a ovest del centro di Amsterdam. All’ingresso nessuno controlla né ci sono divieti di visita per i non residenti, l’atmosfera è molto rilassata e le stradine sono di ghiaia, percorribili solo a piedi o con la bicicletta. Ci addentriamo, e la sensazione è quella di essere in un grosso labirinto. Cerchiamo di orientarci, aiutandoci con i nomi floreali dei viottoli, ma subito ci accorgiamo che non sarà facile ritrovarsi. Per fortuna la varietà del paesaggio, che presenta diverse coreografie di vialetti alberati e laghetti per anatre e folaghe, ci conforta nel proposito di ritrovare la via del ritorno. L’agglomerato di volkstuinen di Westerpark assomiglia vagamente (per capirsi) a un campeggio di soli bungalow. A differenza dei soliti bungalow peró si trovano delle graziosissime casette tutte diverse ma accomunate dalla ridottissima metratura. Questi edifici, di circa 25mq, trovano posto ognuno nel suo appezzamento di terreno, dell’estensione di circa 150mq, e hanno al loro interno lo spazio per un modesto soggiorno con angolo cottura ed un piccolissimo bagno. A vederle da fuori, attraverso le grandi vetrate, possiamo dedurre che qualcuno sia riuscito a ricavare anche lo spazio per una stanza da letto. Forse sarebbe meglio definirle “stanze letto”, date le dimensioni della terza stanza non superiori a quelle di un letto matrimoniale.
Ognuno di questi giardini è molto diverso dagli altri, probabilmente a immagine e somiglianza del proprietario. Così ci sono terreni poco curati e con l’erba alta, altri hanno il giardino pieno di utensili e sono in attesa di ordine, la maggior parte delle proprietà invece è “da fotografia” poiché perfetta.
Molti sono infatti i giardini spettacolari, frutto di notevole attenzione e gusto. I fiori del praticello di colore uguale a quello delle pareti esterne dell’abitazione, i nani da giardino composti e pronti ad accogliere eventuali ospiti. Altri sono più bizzarri e presentano mucche finte al pascolo o un cane davanti alla cuccia; bel cane, ma di plastica, per non lasciare la cuccia sguarnita in assenza del canino proprietario.
Quello che abbiamo visitato  è solo uno dei volkstuinpark olandesi (sembra che i singoli appezzamenti siano ben 240.000 in tutti i Paesi Bassi, raggruppati in più di 1000 volkstuinparks!) e, da una ricerca su internet mista all’esperienza maturata nei mesi attraverso i finestrini dei treni, ho scoperto che non tutti i giardini sono uguali, anzi. Per lo più sono composti dal campo o giardino, che nell’idea originale (e in molti casi è ancora così) era sempre sostituito da un orto per coltivare gli ortaggi necessari al fabbisogno della singola famiglia che lo possedeva, e da una serra o un capanno per gli attrezzi.
Ognuno di questi parchi è guidato da un’associazione che si occupa di salvaguardare il “polmone verde” che questi luoghi costituiscono per le città che li ospitano. Secondo quanto raccontatoci da amici del posto, questi appezzamenti sono disponibili per i residenti che ne fanno domanda, dopo qualche anno di attesa in lista.
Qualche foto della nostra visita qui sotto.

|Ste|

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olanda – spagna

Dopo una partita brutta e fin troppo ricca di falli soprattutto di matrice olandese, il mondiale è finito giustamente a vantaggio delle Furie Rosse. L’euforia composta, ma non per questo meno sentita, dell’ultimo mese si è d’un tratto spenta. Dieci minuti dopo la fine della partita ho sentito rincasare il mio vicino Joey, olandese, e dalla violenza con cui ha sbattuto la porta ho capito che il suo umore era decisamente più zwart che oranje..ne avrei trovati molti delusi come lui il giorno dopo sul treno per il lavoro.
Durante l’ultima, stressante partita mi è arrivato un sms che attendevo da qualche giorno: il nuovo numero spagnolo di Marco! Marco ha fatto un po’ la nostra scelta solo che invece di prendere un volo di sola andata per il Nord, ha fatto lo stesso verso Sud: Las Canarias, España. Così alla fine del match ho deciso di chiamarlo per sentire come fosse iniziata la loro avventura laggiù. Non mi ha risposto al primo tentativo, ma dopo mezz’ora si è giustificato dicendomi che era a vedere i fuochi d’artificio per la vittoria della Spagna. Marco non è per niente appassionato di calcio, ma l’occasione era così ghiotta e la finale così significativa per le nostre diverse destinazioni d’espatrio che non ha resistito alla tentazione di prendermi in giro chiedendomi, con evidente sarcasmo, se ci fossero i fuochi d’artificio anche qui..
L’ho insultato affettuosamente e la conversazione è poi continuata sul racconto dei suoi primi giorni laggiù: hanno già preso un appartamento in affitto e stanno per acquistare un furgoncino di seconda mano per iniziare a mettere in cantiere il loro progetto di lavoro nell’arcipelago più a Sud della Comunità Europea.

Lunedì, sul treno per Amsterdam delle 8.16, c’era un silenzio tombale e si respirava un clima pessimo. Facce deluse e tristi, per lo più affacciate su quotidiani locali, quel giorno pieni di foto raffiguranti giocatori arancioni in lacrime, distesi sul manto erboso dello stadio di Soccer City, con sullo sfondo giocatori spagnoli sfuocati ma esultanti. Ragazzi, che tragedia! Alla fine il secondo posto per l’Olanda, che non figura tra le scuole di calcio rinomate, non è poi così male, no?

gli orari dei treni il 13/7

La risposta degli olandesi non si è fatta attendere e già nel pomeriggio di lunedì ho notato sul giornale un annuncio a tutta pagina firmato GVB che comunicava la gratuità degli autobus di Amsterdam per il giorno successivo per chiunque portasse con sé qualcosa di arancione (seguivano poi esempi di oggetti dalla vuvuzela agli orecchini) al momento di salire sul bus. Geniali.

"giallo e blu ama l'arancione"

Il giorno successivo sul treno ho visto facce già più rilassate mentre erano apparsi nottetempo degli adesivi celebrativi sulle fiancate dei treni e gli orari delle partenze non erano più gialle ma su sfondo arancione, con la sagoma di un calciatore in secondo piano. Anche la decisione di aumentare del 30% la frequenza dei treni in partenza per e in arrivo da Amsterdam Centraal per quel giorno, dimostra come anche le ferrovie olandesi abbiano fatto il loro per sostenere la Nazionale.
Dalle tre del pomeriggio, mentre andavo in macchina dall’ufficio al magazzino ho visto qualcosa come 5 elicotteri sopra Amsterdam e aerei con  lo striscione della ING, sponsor principale, che ringraziava i giocatori per “aver lottato come leoni”.

Heineken brouwerij (e sulla bandiera "Bertje, è stato magnifico")

Si stava celebrando la grande festa per il ritorno in patria della Nazionale che probabilmente in quel momento stava sfilando in barca su Herengracht, momento culmine della celebrazione. Attendevano un milione di persone, dati poi ridimensionati dall’affluenza tra le 300.000 e 500.000 presenze.
Io ho dovuto curiosare un po’ la sera finito di lavorare, così mi sono fatto un giretto verso Museumplein risalendo il fiume arancio di persone che andavano verso la stazione. Anche la fabbrica della Heineken ostentava sulla parete una bandiera enorme con la scritta Bertje, diminutivo di Bert, nome dell’allenatore nazionale Van Marwijk, e  rivisione della solita scritta Biertje che invece significa birretta.

Museumplein

Museumplein per l’occasione era una discoteca a cielo aperto, dipinta ovviamente di arancione. Ho fatto in tempo a vedere solo gli ultimi minuti di quella festa ma mi ha fatto piacere vedere tutti sorridenti di nuovo.
Con questo ho concluso le celebrazioni per il mondiale olandese. Grazie ragazzi, mi sono divertito.

|Ste|

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De Koninginnedag 2010 in Amsterdam

[La festa della Regina 2010 ad Amsterdam]

Un giorno di completa e travolgente follia, nel bene e nel male.

|Aria & Ste|

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